Leonardo Manzari, Esperto internazionale senior, OGS- Istituto Nazionale di Oceanografia e geofisica applicata, progetto REBUILD
La prima missione in Libia, per l’implementazione dell’Azione Pilota sulla Pesca, ci ha dato la possibilità di conoscere più da vicino, la realtà di un paese che vive un conflitto interno così profondo, in bilico tra caos e un fragile percorso di stabilizzazione e ricostruzione.
E’ molto difficile comprendere, da osservatore esterno, la convivenza quotidiana di queste due realtà, soprattutto alla luce del notevole livello di formazione, educazione e capacità degli interlocutori incontrati, in campo istituzionale, della pubblica amministrazione, dell’imprenditoria, dell’università, ricerca e formazione.
Soprattutto si è portati a pensare che il modello di vita che essi debbono, loro malgrado, osservare, sia la forma di resilienza più raffinata, per passare indenni attraverso decenni di isolamento internazionale, instabilità, conflitti e smantellamento sistematico di quel che dovrebbe rappresentare il quadro di riferimento per tutti i cittadini.
Viste con questo “filtro”, la perseveranza, la determinazione con la quale gli esperti locali, i sindaci, le università, gli amministratori, gli studenti che provano a prefigurare un futuro nel loro paese da ricostruire, suscitano un’ammirazione profonda.
Ad esempio, la capacità di alcuni sindaci di “mobilitare” gli attori del territorio per attivare percorsi di sviluppo condiviso, di attrarre ed interloquire con investitori locali e stranieri (diventando per questi, i principali interlocutori affidabili), di promuovere progetti che valorizzino la specificità socio-economica delle proprie aree, di prestare servizi pubblici essenziali – con un livello tecnologico di tutto rispetto – alla cittadinanza.
Per questo motivo, la possibilità del progetto REBUILD, e dell’Azione Pilota sulla Pesca, di rappresentare un fattore di trasmissione di modelli di gestione, che avvicini la filiera ittica libica alla realtà europea, é stata perfettamente percepita ed adottata dai nostri colleghi libici. Ciò permette che il settore della pesca in Libia si avvicini al contesto europeo.
Le attese sono infatti molto elevate, non solo per quanto una piccola “esercitazione” possa produrre, ma anche per l’inizio di un percorso di accompagnamento, nel breve e medio periodo.
Le attese sono infatti molto elevate, non solo per quanto una piccola “esercitazione” possa produrre, ma anche per l’inizio di un percorso di accompagnamento, nel breve e medio periodo.
Un primo contributo degno di nota, è quello di aver posto come priorità assoluta:
- lo sfruttamento sostenibile della risorsa ittica, compatibilmente con la rigenerazione dello stock. Questo significa contenere le catture entro i limiti quantitativi e di taglia degli esemplari, così da consentire alla riproduzione delle specie di mantenere inalterato lo stock ittico;
- l’emergenza in materia ambientale, sia a terra che in mare, per poter davvero aspirare ad una valorizzazione e crescita sostenibile del settore ittico.
L’urgenza della depurazione delle acque, come della raccolta dei rifiuti, rappresentano in tutto il paese un serio ostacolo alla sicurezza e salubrità dei prodotti alimentari di origine primaria.
Infatti, l’identificazione di un percorso e delle procedure per superare queste problematiche, al fine di simulare il processo di certificazione del pescato (prevista come una delle attività più rilevanti dell’Azione Pilota), rappresenta sin d’ora uno dei principali contributi che il team di esperti locali ed internazionali potranno produrre.
La filiera ittica, quale uno dei principali settori di diversificazione dell’economia libica, ha urgenza di intraprendere percorsi virtuosi, e far “rientrare” in un ambito di legalità gli operatori meritevoli di vivere del proprio lavoro, oggi come in futuro.
La seconda e prossima missione in Libia potrà rappresentare un ulteriore decisivo passo in termini di implementazione delle attività previste, e slancio verso il raggiungimento degli obiettivi previsti.