Care amiche e cari amici,
il mio messaggio è diretto prioritariamente alle persone che stanno contribuendo con impegno, competenza e passione al perseguimento degli obiettivi di REBUILD, giunto ormai a metà della sua durata.
Sono felice di poter dare finalmente un messaggio positivo sul proseguimento delle attività, legato al successo nei trasferimenti finanziari dall’Italia alla Libia. Sottolineo che a fronte dei gravi impedimenti che i mancati pagamenti hanno causato vi è stato un grande disagio e senso di impotenza anche da parte della Project Management Unit di Trento, che si è prodigata nella ricerca di soluzioni diverse ogni giorno.
I primi due anni di progetto sono stati caratterizzati da ostacoli di natura amministrativa e finanziaria inaspettati che hanno rallentato le attività ,consumato energie, ma anche hanno rischiato di erodere parte dell’entusiasmo iniziale e – peggio – di intaccare la relazione di fiducia che lega le persone.
Recentemente ho partecipato a Bruxelles al Global meeting annuale del programma della Commissione europea che ha finanziato REBUILD, insieme ai referenti delle 57 partnership di cooperazione decentrata, con cui ho potuto confrontare successi e difficoltà legate all’implementazione dei progetti e soprattutto riflettere sul senso dei nostri interventi: in particolare sul ruolo dei partenariati tra autorità locali.
Alla base dei partenariati le autorità locali ci sono diversi livelli di “aspirazione”. Questi possono andare dalla fornitura di aiuti sotto forma di progetti a breve termine fino alla promozione di una collaborazione più solida e duratura tra più soggetti con l’obiettivo di innescare dinamiche territoriali e cambiamenti nella governance locale.
In questo secondo scenario le autorità locali coinvolte non considerano i progetti come “un fine in sé”, ma come “un mezzo” e un “catalizzatore” per stimolare processi di cambiamento più ampi.
In questa seconda categoria di progetti non è centrale la logica dell’aiuto (e il relativo trasferimento di risorse) , ma la costruzione di un partenariato basato su interessi condivisi e reciprocità, che mobilita un’ampia gamma di attori da entrambe le parti.
Lo scopo non è semplicemente quello di ottenere risultati concreti in termini di sviluppo (ad esempio, in termini di fornitura di servizi o infrastrutture), ma di contribuire all’attuazione del piano strategico dell’autorità locale.
Il partenariato di REBUILD secondo me va proprio in questa direzione, promuove cioè cambiamenti più profondi in termini di governance locale; cerca di migliorare la collaborazione con altri livelli di governance e di influenzare gli sviluppi politici; vede il progetto non come un intervento a sé stante, ma come parte integrante di una più ampia strategia di sviluppo territoriale e di un portfolio di azioni complementari.
Sarà il tempo a dirci se questa mia interpretazione del nostro progetto REBUILD è corretta. Per ora possiamo limitarci ad osservare, ad esempio, che in questo periodo di incertezza, molti partner hanno dato valore alla comunità di pratiche approfondendo con la PMU temi ed esperienze anche non strettamente legati al progetto, così da trasformare la difficoltà in opportunità di crescita e rafforzamento.
Ringrazio quindi tutto il partenariato di REBUILD per la dimostrazione di resilienza e senso di ownership, con l’auspicio di affrontare le piccole o grandi difficoltà che incontreremo nei prossimi due anni di progetto con dialogo aperto e con atteggiamento costruttivo.
Buon REBUILD!
T.B.
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