Simone Cavazzoli, Ricercatore all’Università di Trento In qualità di ricercatore presso l’Università di Trento, nel febbraio 2024, ho preso parte ad una missione in Libia per contribuire al lancio del progetto pilota sulla sicurezza ambientale dentro al progetto REBUILD. Questo progetto pilota è coordinato dalla Provincia di Trento in collaborazione con 5 municipalità partner libiche.
L’Università di Trento fornisce supporto tecnico e scientifico al progetto. L’obiettivo è rafforzare le capacità analitiche dei laboratori delle municipalità coinvolte, per migliorare il monitoraggio delle risorse idriche e salvaguardare la popolazione. Il progetto prevede l’erogazione di una serie di lezioni teoriche e pratiche a cura dell’Università di Trento e di un’azienda italiana specializzata in acque potabili e reflue.
Oltre a fornire informazioni utili ai responsabili dei laboratori, il materiale formativo mira a supportare i laboratori nella pianificazione dei campioni e nella zonizzazione delle aree per il monitoraggio della qualità dell’acqua. Questa fase è cruciale, soprattutto considerando che la gestione ottimale delle risorse idriche è fondamentale in Libia.
Durante la missione abbiamo incontrato il personale e visitato laboratori nei comuni di Gharyan, Zintan e Azzawiya. Abbiamo incontrato anche tecnici di laboratorio di Sebha e Beni Walid. Personalmente, ho avuto l’opportunità di discutere approfonditamente dell’analisi dell’acqua con questi colleghi. Ho potuto osservare una forte volontà del personale di laboratorio, in particolare del personale più esperto, di condurre analisi chimiche, fisiche e biologiche per il monitoraggio della qualità dell’acqua.
I tecnici sono pienamente consapevoli dell’importanza del loro lavoro come servizio ambientale e sanitario per la popolazione. Sono inoltre consapevoli delle carenze dei loro laboratori (mancanza di attrezzature, reagenti, personale formato, strutture adeguate, protocolli metodologici completi), che impediscono loro di eseguire analisi sufficienti.
Un esempio che mi ha colpito è stato quello di un giovane tecnico di laboratorio chimico, laureato in geologia, che dovrebbe lavorare nel laboratorio centrale di Tripoli. Da un anno, ogni mattina, si reca nella struttura, ma essendo il laboratorio in ristrutturazione, non può lavorare e ritiene che le sue competenze non siano (ancora) un vantaggio per la popolazione della città.
Un’altra osservazione della breve ma intensa missione in Libia è la mancanza di comunicazione efficiente tra le strutture municipali (e i laboratori) e le autorità centrali competenti in termini di condivisione dei dati, pianificazione delle attività di monitoraggio, ecc.
Sono in corso sforzi per migliorare tale comunicazione e credo che il nostro progetto possa contribuire nel suo piccolo a questo obiettivo.
Sono affascinato dal progetto pilota di REBUILD sulla sicurezza ambientale e sanitaria e confido che possa produrre qualche risultato positivo per tutti noi e in particolare per le persone che vivono nei cinque territori libici.